La mia lunga esperienza mi ha fatto riflettere sul nostro bellissimo lavoro, ossia Fisioterapia – Riabilitazione –Rieducazione.
La mia formazione è stata di 4 anni ed è stato un duro addestramento di 6800 ore per ottener un diploma universitario. Per adeguarsi alle norme europee, oggi anche in Svizzera la formazione in fisioterapia è stata ridotta a soli 3 anni, ma sempre con un diploma e non con una laurea. Ho molti dubbi se questa “laurea breve”, che dà il diritto al titolo di “dottori”, sia stato un passo avanti o indietro, perché osservando le capacità operative non credo che questo titolo di dottore sia meritato. All’estero il dottorato dura 4 anni dopo un diploma universitario in qualsiasi comparto e per qualsiasi facoltà.
La formazione deve dare conoscenza – capacità – sapere e saper fare.
Un professionista inoltre deve saper essere e saper dare e nel campo medico aggiungere una grande umanità.
Nel lavoro fisioterapico e riabilitativo ci vuole la motivazione sia da parte dell’ operatore che del paziente, ma il paziente può essere motivato solo se viene a conoscenza del piano riabilitativo a breve e medio termine. Un paziente non collaborante NON ESISTE, perché ogni paziente vorrebbe migliorare e riacquistare una qualità di vita. Per motivare un percorso ci vuole la comprensione del problema, una responsabilità nel proprio agire abbinato a sincerità /tolleranza /benevolenza.
La riabilitazione deve avere una corretta sequenza nell’ambito della seduta terapeutica come nell’ iter a breve e medio termine. Non è pensabile elargire una somma di esercizi a caso, ogni proposta deve portare ad un maggior recupero/ funzione affinché si arrivi ad un movimento che si avvicina ad una funzione. E la funzione deve includere mobilità, tono, sensibilità ed una parte cognitiva, importante per costatare ed apprezzare un progresso. Il recupero non può esistere se il paziente lavora per mezz’ora o un’ora al giorno, pensando alle 24 ore giornaliere. Così il terapista deve istruire il paziente a compiti autonomi da ripetere nell’ambito delle 24 ore, includendo posture e funzioni.
Oggi in molti casi i pazienti vengono attaccati a delle “macchinette”, a computer o a training robotico, nel pubblico per fare numeri e nel privato per fare soldi. Certamente ci vogliono evidenze, ma non sono solo i numeri che ci illustrano un progresso, ma credo che siano atti, azioni e funzioni finalizzate che ci danno la soddisfazione del nostro lavoro e credo che anche il paziente sarà contento quando riuscirà a fare da solo ed a ritrovare un po’ di autonomia sperando in una indipendenza.
L’altro aspetto sono i corsi – gli aggiornamenti che introducono in un concetto, ma per fare proprio un concetto ed una tecnica ci vuole MOLTO e così non è auspicabile fare molti aggiornamenti di vario tipo, molti corsi di varie metodiche, perché diventa una modalità da “supermercato”, ossia tirare giù i vari prodotti da vari scafali senza sapere che menù si vuol fare. Approfondire è lo slogan giusto per diventare un bravo fisioterapista. Certamente non tutti hanno lo stesso carattere e le stesse passioni, per questo motivo è bene sapere verso quale comparto si è maggiormente predisposti, che significa specializzazione MA su una base solida.
Un ultimo aspetto sono le valutazioni che vengono ormai fatte con x o con numeri, compilando schede e scale validate ma quasi nessuno riesce più a scrivere una valutazione che includa l’uomo-paziente, la patologia, il disturbo o il dolore, – le capacità / incapacità motorie, funzionali, sensitivi e sensoriali. Quasi nessuno aggiorna cartelle cliniche per vedere e capire come prosegue l’iter, esistono generalmente delle lettere di dimissioni, ma senza capire come è partito il paziente e con quale iter, quali erano i progressi graduali, e quali sono diventate funzioni autonome. Quali sono i suggerimenti o programmi per il futuro.
Lo stato italiano fa dei grandi errori nel comparto riabilitativo:
le strutture riabilitative estensive dovrebbero garantire 3 ore al giorno di riabilitazione (motoria, cognitiva, nursing infermieristico) per 60 giorni, in molti casi i pazienti durante il ricovero contraggono infezioni , un problema costante nei vari reparti che può condizionare l’iter riabilitativo e quindi il non raggiungimento, alla fine del ricovero, degli obiettivi prefissati.
Generalmente l’iter dura circa 2 anni, poi i pazienti hanno poche possibilità di poter proseguire una terapia, se non 10 sedute 1 o 2 volte all’anno definite di “mantenimento” e così i veri progressi sono illusori. Anche il mantenimento richiede un impegno quasi giornaliero che in parte il paziente può fare da solo, ma sempre con il controllo di un fisioterapista (forse basterebbe 1 o 2 sedute al mese per non perdere quello che si ha acquisito ed ottenuto).
Gli anziani vengono curati con meno attenzione, come se non valesse più la pena, invece le persone di una certa età sono più facili da gestire perché conoscono benissimo i loro limiti, ma soprattutto loro vorrebbero solo delle piccole autonomie per non pesare sui loro famigliari.
Pazienti gravissimi vengono rianimati a lungo ben sapendo che probabilmente restano in uno stato vegetativo, così credo che la morte non sia sempre il male peggiore, – soprattutto pensando che alla fine sono i parenti che si sobbarcano un problema enorme con una pensione ridicola. Un paziente svizzero grave che viene tenuto a casa prende una pensione tale che i parenti possono affrontare le varie spese e i vari aiuti necessari, lo stesso paziente in una struttura costerebbe ca. 1000.—Euro al giorno e stando a casa lo stato guadagna o spende di meno.
Credo che tutti noi dobbiamo fare un SALTO verso una migliore qualità della vita dei nostri pazienti e mi auguro che la formazione dei fisioterapisti non si limiti alla solo laurea breve, ma che crei professionisti preparati, – troppi si fanno chiamare “dottori” senza avere una preparazione adeguata.
Le mie critiche sono volte a migliorare e rilanciare il nostro bel lavoro che include una personalità , umanità – tecnica – curiosità – e perfino una forma artistica che vuol dire cervello con molta fantasia e soprattutto mani “buone” che sanno fare – guidare – correggere.