Come terapista della riabilitazione ho sempre ammirato ed apprezzato la perfetta creazione del corpo umano, dell’uomo nella sua interezza, anche se si cerca di far di tutto per rompere questo perfetto equilibrio.
A causa di una semplice frattura dell’avambraccio sinistro, – in fondo cosa da poco -, ho capito che qualsiasi limitazione è UNA LIMITAZIONE e qualsiasi dolore coinvolge l’uomo nel suo insieme.
Quante volte ho cercato di far capire ai miei pazienti che ci sono molti modi di compensare un deficit e di riuscire a farcela comunque, ma ho imparato sulla mia pelle che non è una cosa facile.
Posso ora affermare che due mani servono per mille attività grandi e piccole, è aumentata così la mia capacità di comprendere e di sperimentare ed è sorta una nuova forma di compassione. In ogni caso, sia come sia, nel mio lavoro voglio e vorrò sempre ottenere il miglior risultato possibile per una buona qualità di vita.
Le mie frustrazioni in questo momento sono tante e diverse, cominciando dalla toilette giornaliera, ossia insaponare l’ascella destra, tirare su le mutande perché l’elastico ha una certa resistenza, chiudere il reggiseno e quant’altro.
Molti movimenti e funzioni richiedono due mani:
- Svitare un tubo
- Aprire una bottiglia
- Svuotare una pentola
- Tagliare una bistecca
- Chiudere una cerniera
Per non parlare della mia passione per il giardino; ma penso che con la buona stagione sarò in forma………speriamo. Un’ altra cosa che mi ha lasciato perplessa, ma ormai già da un po’ di tempo, è la constatazione che l’arte medica sta scomparendo: trattano sempre e solo la patologia ma mai la persona affetta da……………………..non ascoltano, non spiegano, non coinvolgono mai il paziente nelle strategie terapeutiche come se fossimo tutti stupidi. Forse la medicina attuale è diventata il NUOVO BUSINESS, lasciando solo un ricordo dei medici di una volta.